lunedì 31 dicembre 2007

Auguri

AUGURI!!!!!!
Hola o CIAO !!!!!!!Sono Irene , ( scuola Enrico Fermi classe 2F)
Vi voglio augurare UN FELICE ANNO NUOVO!!!!!!!!!
Ripeto:
Auuro a tutti i marinandini
UN FELICE
ANNO NUOVO!!

Ciao , da Viola ( Irene)

Auguri

....Viola.....(Irene)

venerdì 21 dicembre 2007

auguri di buon natale e felice anno nuovo

Vi auguro un felice natale e uno splendido anno nuovo.

buone vacanze, .........MARCO ( napo orso capo)!

Auguri

venerdì 14 dicembre 2007

Doniamo sorrisi ai bambini africani!
Noi ragazzi di 1° A, della scuola media di Rignano sull' Arno, insieme alla nostra professoressa di lettere, abbiamo organizzato un' iniziativa per raccogliere penne, lapis, gomme da cancellare e caramelle per i bambini del Burkina Fasu, un paese Africano, molto povero.

Come farà il materiale raccolto ad arrivare nel Burkina?
Il materiale sarà portato ai bambini africani da Alessandro, il figlio dalla nostra professoressa: fra pochi giorni partirà per 20 giorni di volontariato nelle missioni del Burkina.
Volete sapere dove si trova?
Aprite questo link
http://it.wikipedia.org/wiki/Burkina_Faso
Facciamo piccoli gesti di solidarietà!
Ciao a tutti Elena classe 1° A Scuola Media Rignano sull' Arno

sabato 8 dicembre 2007

ecco la storia del duomo...


Di fronte al Battistero sorge la grandiosa mole del Duomo, o basilica di Santa Maria del Fiore, insigne monumento che nel suo complesso appare unitario (specialmente all’esterno, per l’impiego degli stessi marmi di rivestimento: bianco di Carrara, verde di Prato e rosso di Maremma), ma che a un’analisi più accurata rivela nelle sue parti notevoli diversità di stile, attestanti il lungo spazio di tempo intercorso tra la fondazione e il completamento ottocentesco. Il Duomo occupa il posto dove dall’XI secolo era la basilica romanica di Santa Reparata, insignita nel secolo successivo del titolo di cattedrale, precedentemente attribuito a San Lorenzo.


Gli scavi effettuati nel 1971-72 nell’area tra il Battistero e il Duomo hanno rinvenuto un tratto della fondazione delle mura di “Florentia” romana e parti di basolato di un decumano minore, con resti di edifici attigui. Per i periodi successivi si sono evidenziate due grandi fornaci funzionali alla costruzione di Santa Reparata, un’area cimiteriale (XII secolo) e le fondazioni di pilastri forse del XIII secolo, la posizione dei quali è riconoscibile nel nuovo lastrico.


Quando i successi economici e politici e l’espansione demografica della città determinarono la realizzazione di vasti progetti urbanistici nel nuovo ampio perimetro delle mura arnolfiane (1284-1333), si rese indispensabile anche una nuova cattedrale di adeguata ampiezza e importanza. Dopo il tentativo di consolidare e ingrandire la vecchia Santa Reparata, nel 1294 la Signoria dette incarico ad Arnolfo di Cambio, impegnato in un programma unitario di edifici civili e religiosi, di preparare un progetto di rinnovamento definitivo, e l’8 settembre 1296 fu posta la prima pietra benedetta. La nuova cattedrale fu intitolata a Santa Maria del Fiore, ma i Fiorentini continuarono a chiamarla con l’antico titolo fino al 22 aprile 1412, quando la Signoria decretò l’obbligo della nuova denominazione, nella quale il nome della madre di Dio era unito al simbolo di Firenze. Arnolfo, prima della sua morte, eseguì il muro di facciata e quelli laterali fino a una certa altezza, allargando la facciata di Santa Reparata e incorporando nella nuova fabbrica, per circa 10 metri dalla parte destra, alcune case dei canonici, e dall’altra il campanile che sarà demolito completamente nel 1356.


Un nuovo impulso ai lavori si ebbe nel 1331 allorché, con la traslazione del corpo di San Zanobi e il ritrovato fervore religioso, la Signoria aveva definito gli stanziamenti e affidato la soprintendenza dei lavori all’Arte della Lana. Nel 1334 era stato nominato capomastro Giotto ma la sua opera si limitò alla progettazione del campanile già previsto da Arnolfo. Dopo la morte di Giotto (1336) neppure il successore Andrea Pisano, impegnato a proseguire il campanile, si dedicò alla chiesa. Intorno al 1350, dopo la morte di Andrea, Francesco Talenti, nominato capomastro, partecipò inizialmente ai lavori per il campanile e nel 1356 riprese quelli della chiesa che erano stati interrotti anche a causa della crisi economica. A questa data l’area della futura chiesa era ancora occupata dalla vecchia cattedrale, aperta necessariamente al culto, dal monastero dei canonici, da case e botteghe e dalla primitiva chiesa di San Michele Visdomini, tanto che gli Operai (amministratori) di Santa Maria del Fiore nel 1355 avevano ordinato al Talenti un modello per vedere “come deono istare le cappelle di dietro”. Invece di una semplice variante al progetto iniziale, il Talenti propose un nuovo modello più moderno nel quale, senza alterare la larghezza complessiva dell’edificio, lo spazio gotico arnolfiano veniva amplificato mediante la riduzione del numero delle campate e il rialzamento della copertura a volte in rapporto all’aumentata distanza tra i pilastri. Entro il 1364 il Talenti riuscì a realizzare le prime tre campate del corpo longitudinale, quando venne dimesso dalla direzione dei lavori. Nel 1367 una commissione di architetti, “maestri dipintori” e orafi tra i quali Neri di Fioravante, Benci e Andrea di Cione, Taddeo Gaddi e Andrea di Bonaiuto (autore dell’affresco nell’aula capitolare di Santa Maria Novella con la raffigurazione del Duomo), approvò il progetto definitivo della parte absidale portando il diametro della cupola da 36 a 41 metri, e creando il tamburo a occhi su proposta di Lapo Ghini, successore del Talenti ed esecutore di quasi tutta la struttura delle navate. Il Talenti tornò poi come capomastro restando all’Opera fino al 1370 circa, data in cui era stata anche definita la forma e la misura del corpo della cupola e delle cappelle; nel 1378 fu compiuta la volta della navata centrale, nel 1380 erano terminate le navate laterali, e la costruzione prosegui poi fino al 1421 con le tribune e il tamburo della cupola.


Per l’innalzamento della cupola si ripropose il dibattito che aveva caratterizzato il compimento della cattedrale e appassionato la città per tutta la seconda metà del Trecento. Il concorso del 1418 pose l’attenzione su Ghiberti e Brunelleschi che da giovani si erano ‘scontrati’ al concorso per le porte del Battistero. Questa volta risultò vincitore il progetto di Brunelleschi; la soluzione adottata, profondamente innovativa dal punto di vista tecnico, era imperniata su una doppia calotta in grado di autosostenersi durante la costruzione, senza bisogno delle tradizionali armature (cèntine), che per l’ampiezza della volta sarebbe stato impossibile realizzare. La cupola fu chiusa nel 1436, e il 25 marzo (primo giorno dell’anno, secondo il calendario fiorentino) papa Eugenio IV consacrava il tempio. Soltanto dopo la morte di Brunelleschi (1446) si cominciò a ‘montare’ la lanterna, concepita come un’ideale ricostruzione delle rotonde classiche: la concluse nel 1468 il Verrocchio, che collocò sulla ‘pergamena’ una grande palla bronzea con la croce. La soluzione dei vari problemi di ordine tecnico ed estetico relativi alla progettazione e alla realizzazione della cupola di Santa Maria del Fiore costituisce la prima grande affermazione dell’architettura rinascimentale: essa trascende la sua funzione di elemento conclusivo dell’edificio sacro e assume la dimensione di entità riassuntiva di tutta l’organizzazione urbana-territoriale, secondo la splendida definizione dell’Alberti: “erta sopra e’ cieli, ampla da coprire chon sua ombra tutti e popoli toscani”.


La facciata arnolfiana, condotta fino a metà altezza vivente Arnolfo, avrebbe costituito un documento preciso dell’impronta stilistica da lui impressa alla sua costruzione. Purtroppo quest’opera fu distrutta nel 1588 per istigazione di Bernardo Buontalenti che proponeva una sua realizzazione più ‘moderna’, in linea con le tendenze intellettuali tardo-cinquecentesche. I principali documenti figurati della primitiva facciata sono quello contenuto in un affresco nella loggia del Bigallo datato 1342 e un disegno molto più preciso fatto eseguire a Bernardino Poccetti dallo stesso Buontalenti e conservato nel Museo dell’Opera del Duomo; da questo disegno il Poccetti stesso trasferì un’immagine colorata ad affresco nel primo chiostro di San Marco. Proprio il colore era l’aspetto essenziale voluto da Arnolfo per la sua opera, inteso non come abbellimento ma come esaltazione dei valori strutturali e costituito, oltre che dai marmi colorati, dal mosaico d’oro dei Cosmati profuso su tutta la facciata, ricca di tabernacoli e nicchioni che accoglievano una serie di grandi statue eseguite, oltre che da Arnolfo e dai suoi aiuti, da Nanni di Banco e Donatello e oggi conservate in gran parte nel Museo e all’interno della cattedrale. La facciata arnolfiana era stata da tempo ritenuta fuori moda e già nel 1491 Lorenzo il Magnifico promosse un concorso, ma il progetto non trovò attuazione. L’idea fu ripresa dal granduca Francesco I e diede luogo ad una serie di progetti, che però non furono realizzati.
buone feste Marco

giovedì 6 dicembre 2007

Natale si avvicina...

Da Linda con affetto

AURORA BOREALE

Capo Nord si trova oltre il Circolo Polare Artico (11° di latitudine), per questo e per l’ inclinazione dell’ asse di rotazione della Terra, d’ estate il Sole non tramonta mai: dall’ 11 maggio al 31 luglio possiamo ammirare il sole a mezzanotte.
In inverno, invece, per due mesi e mezzo il sole non sorge mai.


A queste latitudini è possibile osservare il fenomeno dell’ aurora boreale o polare.


Le aurore polari si manifestano contemporaneamente nei due emisferi e prendono il nome di aurora boreale a nord e aurora australe a sud.
Esse si verificano tra i 100 e i 200 km di altezza e sono generate da particelle emesse dal sole le quali, arrivando in prossimità della Terra vengono deviate dal campo magnetico terrestre e attratte dai suoi poli;
quando penetrano nella ionosfera a contatto con azoto e ossigeno, emettono i loro spettri caratteristici (giochi di luce).
Le aurore prendono forme di raggi, archi, fasci di luce e flutti.


mercoledì 5 dicembre 2007

La nave misteriosa.

La nave misteriosa.

Un giorno su un’isola , che si chiamava Marettimo c’era un bellissimo faro e il proprietario era un signore su una trentina di anni e si chiamava Mister Black, anche se lo chiamavano il detective Black , perché gli piaceva scoprire tutti i misteriosi accaduti, che succedevano in quella piccola isola.
Un giorno, in piena notte mentre pioveva, sentì bussare alla porta del faro e impaurito chiese chi era.
Era una donna e gli rispose:- Black, sono la signora Maria, la moglie del proprietario del panificio.
Mister Black aprì la porta e Maria in un fiato esclamò:- Sta succedendo qualcosa nel mare ! Sta arrivando qualcuno o sta affogando qualcosa!
Si calmi, gli disse , ora andrò a vedere cosa sta
succedendo.
Mister Black uscì fuori con il suo cannocchiale e si avviò verso la riva del mare.
Lui non vedeva niente , ma ad un tratto vide un albero di una nave che stava penetrando nel mare orribile.
Preoccupato rientrò nel faro .
Il giorno seguente uscì dal faro e andò a vedere nel fondale marino.
Ad un tratto , vide un ragazzo e riconobbe che era Cola Pesce. Black esclamò , pieno di felicità:- Allora sei davvero vissuto Cola pesce non è una fiaba !
Cola Pesce disse a Black:-è si , sono vissuto per davvero , ma cosa ci fai, qui?
Black rispose al giovane ragazzo:-Sono venuto a vedere se ieri sera era successo qualcosa , perché ho visto un albero di una nave che affondava.
Cola Pesce rispose :- Si, è affondata una nave.
Black e Cola Pesce andarono a vedere se trovavono la nave e ad un certo punto la videro: era immensa!
Black la visitò a lungo e riconobbe che era di pirati Barbareschi.
Poi salutò Cola Pesce e ritornò a riva .
Raccontò a tutti gli abitanti che era una immensa nave dei pirati Barbareschi e poi disse che trovò Cola Pesce.
Tutti quanti gli chiesero di Cola Pesce.
Con il passare del tempo Mister Black continuò a visitare la nave per scoprire come mai era affondata quell’ imbarcazione, ancora oggi esiste quella nave nel fondale marino.

martedì 4 dicembre 2007

ANNA FRANK

GUARDATE COSA HO TROVATO...
Nel 1944, una ragazza ebrea di nome Anna Frank fu imprigionata in un campo di concentramento nazista. Lì morì dopo pochi mesi, per le terribili condizioni di vita. Nello stesso modo morirono milioni di persone, solo perché erano ebree. La storia di Anna Frank è famosa in tutto il mondo grazie al diario che lei tenne durante il periodo in cui visse nascosta in una soffitta di Amsterdam. Dopo la guerra, il diario fu ritrovato e pubblicato dal padre, unico sopravvissuto della famiglia, con il titolo Il diario di Anna Frank.

La baronessa di punta Troia
N- Sappi che tempo fa in quei ruderi su in cima a quella montagna, la all’ orizzonte c’era un castello…
Il castello della baronessa Maria.
Anno 1543, Maria va in sposa al barone Mariano Bagotto, fu un matrimoni combinato, e a lei non stava molto bene.
Ben presto s’ innamorò di un giovane della sua età: Ludovico Mariuccia.
Questo gli costò la vita;ecco come andò…
Siamo il 5 marzo 1543, Donna Maria è nel grande salone a guardare uno strano quadro che raffigura una donna morente con alle spalle il castello di punta Troia.quando
Entra don Mariano.
Mariano- abbiamo un ospite stasera…
Maria- chi, mi dica?
Mariano- Ludovico Mariuccia rimarrà qui per svolgere degli studi e consultare i libri della nostra biblioteca.
Mariano- Ma che fai qui?
Maria- non le sembra che questo dipinto mi assomigli?
Mariano- No! O forse si… In ogni caso non saprei, tu non stai mica morendo?! No?
N- la sera a cena…
Ludovico- buonasera don Mariano, grazie per l’ospitalità!
Mariano- non c’è di che!
Maria- quanto rimarrà qua al castello?
Ludovico- solo sino a domani!
Maria- Ginevra potresti portarmi altra minestra per favore?
Ginevra- certo, certo, baronessa.
Gliela farò pagare a quella maledetta!
N- La sera prima di coricarsi Beatrice, altra serva avvisò Maria…
Beatrice- Guardi mia cara signora, Ginevra mi pare gelosa di lei, architetterà qualcosa stia attenta!
Maria- Tu dici? Forse, Ma non sembra!
N- durante la notte, come aveva predetto Beatrice, Ginevra non chiuse occhio, voleva accusare Maria, e…
TOC, TOC.
Maria- chi è che bussa?
Ludovico- sono io.
Vi amo Maria!
Maria- vi amo anch’ io, ma come facciamo? Mio marito…
Ludovico- non temete mia dama; Domani, quando partirò, fuggirete con me.
Ginevra- Guarda! Guarda!Lo devo dire a Don Mariano!
N- La mattina Mariano stava facendo colazione quando giunse Maria…
Mariano- Cara, non è che tu ami un’ altro?
No caro, amo solo te.
Mariano- No perché, sai, ti ho visto come guardavi Mariuccia…
Maria- No! Non è vero1
Ginevra- scusi può venire di la?
Mariano- Certo1
N- Mariano entrò nell’ altra stanza con Ginevra.
Mariano- Si che succede?
Ginevra- Ieri ho visto entrare Ludovico nella stanza della Baronessa
Mariano- Chi è Ludovico?
Ginevra- Mariuccia!
Mariano- Cosa?
Ginevra- Si… Si è anche dichiarato e ha detto che Maria fuggirà assieme a lui stasera!
Mariano- Quella traditrice…
Mariano- dov’ è?
N- Maria era andata col calessie a fare una passeggiata.
Ginevra- Non ora, aspetta stasera, così la potrai incastrare!
Mariano- Ottima idea!
N- la sera,prima di coricarsi, nella stanza di Maria…
Maria- Qualcuno ha avvertito Don Mariano, sta arrivando! Mi deve trovare sola! Scappa!
BOOOOM
Maria- che siete venuto a fare don mariano?
Mariano- sono venuto ad ammazzarvi!
Maria- il quadro!
Mariano- che quadro!
Maria- quello della donna che muore!
Mariano- Farai la sua stessa fine!
Maria- Beatrice No!
N- Beatrice si lanciò su Mariano, ma non servì a niente!
Mariano- muori! Ora è il tuo turno mia signora!
N-La pugnalò al petto e, nel cascare, Maria lasciò l’impronta della sua mano sul muro.
Ancora oggi il fantasma della Baronessa Maria si aggira nel castello…
Alla ricerca dalle spoglie di Ludovico che fu sepolto dagli scagnozzi di Mariano da qualche parte nell’isola.
Inoltre, ogni 6 marzo, anniversario della morte, l’impronta ormai sbiadita, riaffiora come appena fatta.

I CIBI
ALDINUCCI, SCARPELLI, HOXHA


Per nutrirci abbiamo bisogno di ingerire alimenti che contengono varie sostanze: dalle proteine ai carboidrati.
In alcuni alimenti sono presenti, però, sostanze nocive o grassi vuoti, cioè che non occorrono al nostro organismo, ma che persino lo danneggiano.
Come riconoscerli?
Possiamo riconoscerli dalla tabella nutrizionale e dagli ingredienti presenti sulla confezione.
I prodotti tipici:
PIEMONTE = vino
TRNTINO = mele, formaggi, salumi
LOMBARDIA = torrone e salumi
EMILIA = formaggio, vino, prosciutto
TOSCANA = salumi, pecorino, olio, vino
SICILIA = agrumi
devono essere contrassegnati dal marchio IGP che garantisce la produzione italiana e locale.
Negli ultimi tempi sta accadendo fatti a dir poco scandalosi, la contraffazione dei cibi.
Pennette ai pomodori San Marzano cinesi cucinate con olio colorato artificialmente;
pecorino ricavato da latte di mucca;
bottiglia di vino sintetico (alcol colorato);
mozzarella di bufala e ricotta ricavati da latte
di mucca mischiato a calce.
Inoltre vi è anche il riciclo dei cibi,
che non è una cosa buona come sembra,
ma è la contraffazione del certificato di scadenza,
per far durare il latte o la carne più di un mese.
In Italia abbiamo un alto consumo annuo familiare, dato che l’Italia è un paese ricco.
In alcuni paesi, prevalentemente africani, molti bambini muoiono denutriti, o per malattie infettive che non hanno i soldi per curarle.
In genere nel sud del mondo si soffre la fame...
Mentre noi gli avanzi della carne li gettiamo
nella spazzatura perché sazzi, loro soffrono la fame e non possono neanche permettersi gli avanzi!
Esistono però i fondi per poter dare istruzione e cibo ai poveri bambini che muoiono.





Esistono prodotti con OGM
O organismi
G geneticamente
M modificato
Con il termine Organismo Geneticamente Modificato si intende solamente un organismo (animale o vegetale) le cui modificazioni genetiche siano state operate dall'uomo attraverso moderne tecniche di ingegneria genetica. Gli OGM vengono spesso indicati come organismi transgenici.
Per transgenesi si intende l'inserimento di un gene estraneo (detto appunto transgene) all'interno di un organismo. Un esempio di transgenesi può essere l'inserimento del gene di un animale in un vegetale o viceversa.
Tutto ciò produce si alimenti più grossi e succosi, ma i rischi per la salute sicuramente ci sono, ma non si conoscono ancora.

L’ agricoltura biologica si è sviluppata a partire dagli anni 90.
L’idea è il rifiuto di sostanze chimiche (diserbanti, pesticidi, fertilizzanti,…)
Per ottenere frutti più succosi e genuiniessendo il risultato di una produzione più attenta e controllata.
Come si riconoscono i prodotti biologici da quelli normali?
Tutti i prodotti biologici che si rispettino devono avere il marchio.
Negli ultimi tempi ne è aumentato anche il consumo:
dal 10% sino al 30% della popolazione fa uso di prodotti biologici.
Vi sono però dei contro a questo movimento contro all’ OGM e alla produzione artificiale:
-È un processo naturale la modificazione genetica
- L’utilizzo di pianta transgeniche riduce l’uso dei diserbanti, pesticidi, ecc…
- Così facendo potremo produrre più cibo, anche per i paesi più poveri

Festa della Toscana

Venerdì 30 novembre è stato un giorno di vacanza..... che bello!!!
Siamo rimasti tutti a casa perchè era la Festa dalla Toscana: un giorno molto importante!
Perché c’è la Festa della Toscana?
Il grande Cesare Beccaria, giurista e filosofo, scrisse un libro contro la tortura e la pena di morte, intitolato appunto "Dei delitti e delle pene" (1764).
Così il nostro Granduca Pietro Leopoldo il 30 Novembre 1786 fu il primo che abolì la pena di morte.
Ho trovato i loro ritratti nella Rete.

Pietro Leopoldo Granduca di Toscana
Cesare Beccaria

Nel 2000 questa giornata fu istituzionalizzata come festa regionale e nel 2001 venne celebrata per la prima volta e divenne appunto "Festa della Toscana".
Che geni Leopoldo e Beccaria!!!
Io mi sento orgogliosa di essere toscana anche grazie a questi due personaggi della storia.
E’ giusto ricordare il loro nome: a Rignano c’è via Cesare Beccaria e a Firenze c’è Piazza Beccaria.
Ciao, ciao!
Da Matilde Benvenuti 1A di
Rignano

lunedì 3 dicembre 2007

CIAO SIAMO ALESSANDRO E FILIPPO E STIAMO INSERENDO UNA LEGGENDA SUL MARE

CIAO A TUTTI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


IL FANTASMA DEL FARO
A Marettimo c’era e tuttora c’è un faro dove viveva un guardiano di nome Giuseppe.
Il faro è di colore bianco, alto e con una luce che illumina l’isola e fa da guida alle navi che passano lì vicino.
Giuseppe viveva al faro e ne fu il guardiano per molti anni.
Era un uomo alto e grosso con una bella faccia abbronzata dal sole, i suoi capelli erano brizzolati e i suoi occhi erano molto scuri, aveva un bel sorriso anche se raramente sorrideva poiché era un solitario e non era abituato a stare tra la gente. Il suo amore era il mare e per lui vivere al faro era un sogno. Poteva essere libero di fare ciò che voleva, pescare, andare in barca e osservare da lontano le navi che passavano al largo dell’isola. Ogni tanto si recava al porto per fare delle provviste, ma dopo un po’ non vedeva l’ora di tornare al suo bel faro.
La sua vita era semplice e procedeva tranquilla senza scosse e senza emozioni, finchè una notte, precisamente il 20 dicembre del 1800 accadde qualcosa di inaspettato. Quella notte sull’isola si stava abbatteva una forte tempesta: lampi, nebbia, mare agitato che travolgevano il faro.
Un galeone di pirati, non potendo navigare per il maltempo, attraccò agli scogli dell’ isola. Gli uomini scesero dalla nave in cerca di qualcosa da saccheggiare.
Il povero guardiano si ritrovò di fronte una ciurma di pirati agguerriti, pronti a saccheggiare e distruggere ciò che trovavano.
Giuseppe, preso dal panico, si tuffò in mare per cercare di sfuggire alla furia degli invasori. Allora il comandante ordinò ai suoi uomini di dividersi: alcuni dovevano trovare il guardiano e gli altri dovevano saccheggiare il faro.
All’interno del faro però non c’erano ricchezze come si erano aspettati ma solo del cibo e del vino, quindi i pirati delusi e arrabbiati andarono a cercare Giuseppe che si era allontanato solo di poco.
Quando lo trovarono nel mare lo portarono in cima al faro, lo minacciarono e lo torturarono sperando di ottenere delle informazioni su un possibile bottino.
Il povero guardiano cercò di difendersi e di convincerli che al suo faro non c’era niente di prezioso. I pirati non gli credettero e finirono per gettarlo di sotto al faro. Giuseppe finì sugli scogli e il mare infuriato portò via per sempre il suo corpo. Ma sembra che il suo fantasma sia rimasto per sempre al faro.
Intanto i pirati ingenui non si erano accorti che il loro galeone con la forza della tempesta era affondato e quindi rimasero sull’ isola naufraghi e senza cibo.
Dopo poco tempo morirono di fame.
Da questa storia deriva la leggenda del “FANTASMA DEL FARO” e del “GALEONE PIRATA” affondato e ritrovato dopo molti anni…